10. ott, 2021
Secondo il New York Times, è quella sensazione inspiegabile che ci portiamo dietro dal lock down: un'assenza di benessere. "Guardiamo la nostra vita come da un finestrino appannato"
Non è burn out, non è depressione, non è una mancanza di speranza. Semplicemente è l’assenza di gioia e di uno scopo. Secondo il New York Times, l’emozione che ci accompagnerà per tutto il 2021 ha un nome: si chiama “languishing”, che tradotto in italiano suona più o meno come “languire”. ”È un senso di stagnazione e di vuoto. Ti senti come se ti stessi confondendo tra i giorni, come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato”, scrive l’autore dell’articolo, Adam Grant, psicologo alla University of Pennsylvania e autore del libro “Think Again: The Power of Knowing What You Don’t Know”. ”È l’assenza di benessere. Non hai sintomi di disagi psichici, ma non neanche sei il ritratto della salute mentale. Non funzioni al massimo delle tue capacità. Il ‘languishing’ spegne la tua motivazione e distrugge la tua capacità di concentrarti”, aggiunge.
Il termine è stato coniato da un sociologo, Corey Keyes, colpito da quante persone non depresse non stessero comunque prosperando. La sua ricerca rivela che le persone che tra dieci anni soffriranno di depressione e disturbi d’ansia non sono quelle che stanno sperimentando questi sintomi oggi. Sono quelle che oggi stanno ‘languendo’. Ma qual è il pericolo insito in questo status emozionale? Secondo lo psicologo, è l’inconsapevolezza.
Un antidoto al “languishing” però c’è. Prima di tutto, è necessario dare un nome a questa emozione, capire che non siamo soli, ma che, al contrario, è un qualcosa che in molti stanno sperimentando.
Non esistono solo le malattie fisiche, ma anche quelle mentali. E questo è un qualcosa che, mentre ci accingiamo a vivere l’epoca post pandemica, dobbiamo assolutamente ricordare. “Se non hai la depressione, non vuol dire che tu non stia soffrendo. Se non hai il burn out non vuol dire che tu non sia esaurito, conclude Grant. Sapendo che molti di noi stanno ‘languendo’, possiamo finalmente iniziare a dare una voce a questa sommessa disperazione”.